il Professor Pecchioli

Descrivere, raccontare, far conoscere Marco Pecchioli al di là di una semplice e fredda biografia, diventa compito arduo per chi sente il desiderio di rendere giustizia all’uomo oltre che al professionista.
Perché di giustizia bisogna parlare, ovvero della virtù per la quale si riconoscono e si rispettano i diritti altrui.
Marco Pecchioli durante tutta la sua carriera non si è visto né riconoscere né rispettare per ciò che è: uno scienziato valoroso, appassionato, un vero filantropo, e soprattutto un uomo che ha speso tutta la sua esistenza a favore della Ginnastica, e per la quale in virtù di un amore smisurato, ha sopportato innumerevoli sacrifici professionali e umani.

Tutto ciò che egli insegna e predica E’.

E’ coerenza, onestà intellettuale e morale, sostenuta da tenacia, carattere e volontà di ferro.

E’ raro esempio di chi sa andare contro il proprio tornaconto, di disinteresse per la carriera a vantaggio del bene sociale.

Sacrificio, abnegazione, duro lavoro, disciplina, ostinazione, rettitudine, hanno caratterizzato e caratterizzano i suoi insegnamenti e lo innalzano alla figura del vero Maestro, della guida morale oltre che dell’ottimo ortopedico.

Egli insegna cose naturali, a rispettare le leggi della natura nella Ginnastica come nell’Ortopedia.

Insegna che la Ginnastica molto spesso si può sostituire ad un farmaco, ma nessun farmaco si può sostituire alla Ginnastica.

Insegna la Ginnastica vera, che è prevenzione della maggior parte delle afflizioni ortopediche, insegna l’Ortopedia incruenta finché possibile, perché nessun chirurgo possiede la capacità di riportarci indietro nel tempo.

Proprio per quest’ultima considerazione invita esorta a prenderci cura del nostro corpo, in maniera saggia, intelligente, naturale, avvalendosi di una straordinaria educazione: L ‘Educazione Fisica.

Non è possibile sintetizzare tutto ciò che Marco Pecchioli ha prodotto in Ginnastica, Ginnastica correttiva, Ginnastica medica e in Ortopedia. Una vera rivoluzione culturale.

E’ possibile far intravedere attraverso alcuni stralci di video “rubati” in varie occasioni lo spessore del Maestro, alcuni tratti caratteristici della sua personalità: la sua volontà ed ostinazione di mostrare quello che egli conosce, senza paura di passar male, di essere emarginato, messo a tacere o peggio ancora deriso e umiliato di fronte a platee di persone cosiddette accreditate, degli “addetti ai lavori”, degli attuali “esperti”. Tutto a favore del bene sociale, tutto per orientare scelte razionali che si scontrano con gli interessi dell’industria medica commerciale, sportiva, farmaceutica.

Una lotta sovrumana, impari, a cui Marco Pecchioli non si è mai sottratto e non si sottrae.

Alberto Forti

(Scritto da una neo-diplomata, in occasione di un pomeriggio presso l’Istituto Capitini, dicembre 2014)

Vediamo di trarre un po’ di conclusioni da questa giornata. Quando ho scritto, avevo appena finito di ascoltare l’intervento di un autorevole ortopedico di fama nazionale.

Appeso per un attimo il camice al chiodo, stamani s’è calato nelle vesti d’insegnante di ginnastica, qual è stato, per vent’anni all’ISEF di Firenze e di educatore, figure facilmente conciliabili, sovrapponibili e congruenti.

Ha parlato a una platea di scolari, un bel gruppo di ragazzi che si credevano di venir lì a perdere il giorno. Invece il giorno l’ha guadagnato.

Se hanno ascoltato con attenzione, se si son soffermati sul tono della sua voce, su come col timbro accompagnava l’immagine di cose già dette e l’animava di nuovo vigore; su come la persona si ergeva, dritta e retta su quel palco. Su come argomentava con scioltezza questioni importanti; su come aveva fatto della ginnastica la propria vita, e come era la ginnastica in fondo, ad aver fatto quella vita.

La sua passione, la sua disciplina: semplice mostrarla a chi voleva guardare. Musica, per le orecchie di chi voleva sentire.

Nell’improvvisazione, parole guidate come dettate, dall’esercizio, dalla presenza di spirito, dall’alto dai grandi del passato che per le stesse cose si son fatti grandi.

Ho visto un altro uomo fiero di quello che è, di come lo è diventato, di quel che fa. Un altro, non troppo diverso da quello che sedeva poco più in là.

Ho ascoltato cose già sentite, nozioni già filtrate e assimilate. Ma ho visto da vicino gli occhi splendere, un viso increspato di rughe d’esperienza più che d’espressione, che parlano, mute raccontano di lotte e difficoltà, di grinta e tenacia, d’intelligenza. E si legge a incorniciare il tutto, una punta di quella raggiunta soddisfazione, consapevolezza frutto d’impegno, di questa miscela vincente d’ingredienti.

Ho visto due grandi Maestri sul palco, dal destino indistricabilmente intrecciato: un filo di cui anche se riesci a snodar la matassa, scopri che l’estremità di uno è il prolungamento dell’altro. E son legate, e continua l’uno l’altro, coltiva l’uno l’altro e il cerchio è chiuso. È chiuso, ma non lascia fuori nessuno. È chiuso, ma abbraccia tutti. Tutti al suo interno. Tutti, ché vogliano starci. Liberi di saltare oltre. Ma saltare bisogna sapere. A saltare dovremmo comunque imparare. E così l’educazione fisica. Così la ginnastica. Si manifestano di volta in volta mentre vai, mentre t’appresti a passar la giornata con l’idea d’ impiegarla, di non far fluire invano il tempo che anch’esso, va. Allora è bene arrivarci preparati, per non inciampar sul filo e prender boccate, per non sbattere il mento e i denti, per non passare altro tempo dal dentista o al pronto soccorso a mettere i punti, per non sbucciar mani e ginocchia, per non piangere perché non lo si sa fare, e sbattere i piedi, che lì comunque non si vuol rimanere.

Ecco perché l’educazione fisica rende liberi, perché la ginnastica rende liberi. Perché tratta di confronti, incontri e scontri quotidiani con piccole e grandi difficoltà. E mette di fronte ad esse, alle paure, ma non come crudele e sadica rivelatrice di realtà e di situazioni scomode; ti prende per mano, non per i capelli, e ti dice “usami”, non ti usa. È lì per te. Pronta a farsi imparare, pronta a farsi tuo scudo, tua arma, tua corazza, tuo fendente. Pronta ad essere ammaestrata e diventar tua fedele compagna, tuo appoggio, tuo sostegno, la spalla su cui non piangere, l’asta con cui saltare i muretti troppo alti, le mani e i piedi con cui scavalcarli. Pronta ad alzarti la testa, a drizzarti la schiena, aumentare i battiti, pronta, sarai, a sentire la natura. A credere in te, nel tuo corpo e nelle vostre possibilità. E s’amplierà l’orizzonte, il punto di vista, la prospettiva, si rasserenerà lo sguardo, che rivolto in alto rifletterà l’azzurro del cielo, il verde delle chiome, piuttosto che il grigio dell’asfalto.

La voglia di fare, di scoprire, di sapere, la gioia di muoversi e respirare, s’accenderanno in petto come una miccia ch’esploderà, non si sa quando. La curiosità, le domande, i dubbi naturali faranno meno male. La solitudine, la convivenza con noi stessi, sarà più sincera e meno ostile.

La vita sarà più vissuta e meno subita.

Irene Vestrucci

IL RUOLO DELLA GINNASTICA MEDICA SECONDO LE TECNICHE ID NELLA SCOLIOSI IDIOPATICA EVOLUTIVA.
(PROF. MARCO PECCHIOLI)

In questo suo intervento del 13 aprile 2019 al 63° Congresso Nazionale SIGM – Società Italiana di Ginnastica Medica, Medicina Fisica, Scienze Motorie e Riabilitative, il Prof. Pecchioli sintetizza in pochi minuti UN NUOVO APPROCCIO alla scoliosi, messo a punto in decenni di studi, sperimentazione e verifica attuati presso l’ISTITUTO DUCHENNE e le palestre dei suoi Collaboratori.

Approccio che, nel caso della SCOLIOSI IDIOPATICA EVOLUTIVA, ritiene l’intervento chirurgico assolutamente controproducente, mentre viene valorizzato l’efficacia del VERO CORSETTO CHêNEAU abbinato ad una BUONA E CORRETTA GINNASTICA MEDICA.